OMELIA DI DON UMBERTO BRUGNONI IN CHIUSURA DEL XXI CAPITOLO GENERALE DEI SERVI DELLA CARITÀ

Como, Santuario del Sacro Cuore
24 ottobre 2024
(non rivista dall’autore)

Due piccoli sentimenti e un pensiero sul XXI Capitolo generale appena concluso. Il primo sentimento è quello di metterci in comunione con tutto il mondo guanelliano in tutte e 24 le nazioni presenti, con i confratelli, le suore, gli operatori, gli ospiti delle nostre case e dire grazie al Signore per il dono di San Luigi Guanella. Sono felice che in questo Santuario, costruito in parte dal nostro Fondatore, ci siano gli anziani della casa di Como e i rappresentanti delle comunità vicine.

Senza di voi la nostra festa non sarebbe autentica.

Noi Servi della carità e Figlie di Santa Maria della Provvidenza ci siamo perché ci siete voi, lo Spirito ci ha suscitato per voi. Non avrebbe senso la nostra presenza senza la vostra. Un applauso a voi festeggiati.

Un secondo sentimento è di una gratitudine per i Capitolari, per quello che hanno fatto. Anche se mi ha consolato ripensare a quell’espressione di Papa Benedetto, alla sua elezione, che il Signore sceglie anche persone semplici come operai della sua vigna. Io mi sento tale! Ho anche detto ai Padri capitolari che nella nomina non sentivo quell’entusiasmo di sei anni fa, ma la consapevolezza di che cosa comporta una missione di questo genere. Ringrazio perché leggo attraverso la loro scelta una volontà del Signore una illuminazione dello Spirito che in questo momento dice “ti hanno scelto”, porta la croce, adesso “tocca a te”!

Mi consola il fatto di avere un Consiglio generale qui presente che sicuramente sosterrà insieme la responsabilità di questa animazione nel prossimo sessennio. Comunque grazie di questa fiducia che mi avete accordato.

Come ho fatto sei anni fa, mi piace rendere conto al popolo di Dio e a tutti gli ospiti, ai nostri amici e consorelle, quanto è avvenuto nel XXI Capitolo generale, dove non c’era un tema specifico, ma una revisione di vita per la nostra Congregazione e ha dato sicuramente un input di creatività, di novità, di spirito, di entusiasmo e forza per affrontare i prossimi anni della nostra Congregazione.

Sono emerse sottolineature importanti che poi diventeranno il pane quotidiano delle nostre comunità religiose, da vivere e applicare personalmente e comunitariamente.

La prima ci ha meravigliati tutti, perché sia il Vescovo che ha aperto il XXI Capitolo generale, sia il predicatore del primo giorno, ci hanno prospettato la “sfida della figliolanza” che noi abbiamo chiamato “nel segno della figliolanza”. Ci siamo detti che è urgente ritornare sui passi di don Guanella nel vivere immersi nell’intensa esperienza della paternità di Dio. Dio è Padre, una scoperta che ha entusiasmato la Congregazione. Questa paternità di Dio che ci fa tutti figli nella paternità del Figlio prediletto.

Sull’esempio di Gesù e di don Guanella, dobbiamo ricollocare il Padre al centro della nostra vita personale e comunitaria.

Siamo sempre figli nonostante tutto: possiamo essere peccatori, fragili, possiamo non essere fedeli in quello che la Vita Consacrata ci chiede, ma il Padre non ci toglierà mai il fatto di essere suoi figli. Potremo sempre dire davanti a Lui, “Tu sei mio Padre, io sono tuo figlio”

Questo è il primo tema di cui ho fatto una sintesi.

La seconda sfida è la fraternità: nelle nostre comunità ci siamo accorti che dobbiamo recuperare la dimensione dell’umanità nelle nostre relazioni.

Questa mattina padre Oscar che ha presieduto le lodi a Barza lo ha sottolineato ancora una volta: Come dice il Fondatore, attireremo le vocazioni come calamite nella misura in cui vivremo relazioni umane tra di noi nelle nostre comunità. Sono uscite tante esperienze, tante provocazioni. La convivialità nelle differenze culturali. Le nostre comunità non sono più solo italiane, ma internazionali.

Testimonianza di una relazione umana, di una accoglienza vicendevole è l’inclinazione alla misericordia nei nostri rapporti; una premurosa ospitalità nelle Case; come diceva don Guanella una generosa laboriosità Oremus et Laboremus; lo stile solidale, sinodale, nella corresponsabilità vicendevole, vissuta quotidianamente con autenticità, attrarranno i giovani a seguire Cristo.

La Vita Consacrata è voluta da Cristo per ciascuno di noi e Cristo non si è esaurito nel chiamare a partecipare alla Vita Consacrata uomini e donne.

Il terzo segno è il “segno del servire nella missione”. Sono stati sottolineati diversi aspetti. Sotto la guida del Superiore locale, le comunità quale nucleo animatore si impegnano ad essere nella Casa una presenza che evangelizza, che promuove, che cura, che stimola, che gestisce, che testimonia nello stile non del gestore di opere, ma nello operativo del buon Samaritano che si accorge, è attento, ha gli occhi aperti sulla situazione del bisogno del fratello, dell’operatore, dell’ospite.

Tutto questo in vicinanza con la Chiesa nella quale viviamo e testimoniamo il nostro carisma. Non siamo una meteorite, ma siamo parte integrante di un popolo che il Signore ha scelto come suo popolo.

Ed è nella Chiesa, come diceva il Fondatore, che noi siamo realizzati nello specifico del nostro carisma, ed è alla Chiesa che noi diamo la ricchezza del dono dello Spirito che ci è stato dato.

Alla luce poi del magistero di Papa Francesco, nello stare con i poveri fino ad avere lo stesso odore dei poveri, con un cuore aperto a 360 gradi alla misericordia. Diceva don Guanella «meglio peccare di misericordia che di giustizia».

La misericordia al primo posto.

Ci sono poi altri aspetti che sono emersi nella nostra Assemblea Capitolare: la cultura vocazionale e la formazione.

Ci siamo ridetti che Dio chiama ancora oggi nel 2024 e che ci sono ancora giovani disponibili a seguire Cristo, ma ci siamo accorti che mancano gli accompagnatori, manca una sensibilità di accogliere chiunque ci chieda di accompagnarlo nel discernimento, ma non è facile!.

È necessario che ci accostiamo ai giovani disposti a perde tempo con loro, per discernere quale volontà dello Spirito soffia sulla loro vita, senza sostituirci a loro, ma dobbiamo accompagnarli.

Abbiamo invocato che ci siano gruppi vocazionali di preghiera che si intensifichi la preghiera vocazionale, ma come supporto a questa disponibilità di ciascun confratello.

Non abbiamo parlato di età. Lo Spirito può chiamare attraverso un novantenne e non è la prima volta che accade, laddove c’è la liberta dello Spirito di scegliere i mediatori che vuole.

Abbiamo sentito l’urgenza della formazione. Nessuno si sente uno arrivato, ma tutti siamo in cammino, sia nella prima Formazione dei chierici, che nella Formazione permanente fino alla morte!

Ogni momento della nostra vita deve essere caratterizzato da questa apertura nell’apprendere, nel cambiare secondo la volontà dello Spirito.

Una formazione aperta a tutti non solo ai confratelli, ma ai laici, a coloro che condividono – e sono migliaia nel mondo – carisma e missione dell’Opera.

Abbiamo sottolineato non soltanto le figure apicali che ormai sono entrate nella nostra condivisione con responsabilità primaria, ma anche i numerosi operatori, anche quelli che sono lontani con la loro mentalità pedagogica ed educativa.

Abbiamo parlato di organismi di governo; la responsabilità non è ricerca del posto, ma è l’abbraccio della missione che ti viene affidata.

Non dobbiamo nascondere la testa sotto i sassi come lo struzzo, ma dobbiamo essere chiamati ad una responsabilità e renderci disponibili a collaborare con lo Spirito per il benessere della Congregazione. Siamo tutti protagonisti nello sviluppo del carisma. Non è compito solo del Padre generale e del Consiglio; ma ogni confratello e consorella deve promuovere con la sua vita il carisma: è un impegno morale da portare avanti con serietà.

Nella sinodalità delle nostre relazioni e incarichi dobbiamo collaborare con chi il Signore ha posto nelle nostre comunità, nelle nostre Province e Congregazione, responsabili del cammino.

Il nostro Capitolo ha preso in esame, è bene che lo sappiate anche voi, due testi fondamentali: il primo è il lavoro sui testi normativi delle Costituzioni e dei Regolamenti che sono una modulazione di frequenza dell’unico Vangelo; e la modulazione di frequenza è quella di san Luigi Guanella che ha interpretato il messaggio evangelico, che è per tutti, adattandolo per noi guanelliani, con un’attenzione particolare a ogni persona e a ogni tipo di responsabilità.

Abbiamo poi rivisto il nostro Progetto Educativo Guanelliano. La Commissione ci ha presentato un’integrazione e un’attualizzazione del contesto educativo pedagogico per poter essere in sintonia di risposta con le domande e i bisogni che ci vengono dal popolo di Dio, dai nostri fratelli. Alla fine abbiamo parlato dei mezzi di comunicazione. Siamo nell’era della comunicazione e la società ci offre questi strumenti che devono diventare mezzi di trasmissione del Carisma; va curata con attenzione, con modernità, questa comunicazione per imprimere nel mondo le esigenze di un Carisma, le proposte di un carisma che sono del Fondatore.

Alla fine miei cari abbiamo riconfermato la fiducia nella Divina Provvidenza che in continuità con l’esperienza del Padre fondatore ci assiste giorno per giorno nel nostro cammino. Non ci ha fatto strisciare per terra in questi sei anni in cui abbiamo incrociato situazioni difficili che ci hanno fatto anche piangere ma non siamo stati prostrati, perché abbiamo avuto fiducia nella Provvidenza, perché abbiamo suscitato nei confratelli questo senso di compartecipazione, condivisione anche delle risorse umane per il bene di tutti.

Allora termino dicendo a tutti voi le parole che il Fondatore ci ha lasciato: «Finirla non si può fin quando ci sono poveri da soccorrere e bisogni a cui provvedere».

Il Capitolo ci dice che oggi questi poveri bussano ancora al nostro cuore e chiedono una risposta di amore.

Auguri confratelli, consorelle, cooperatori, diventiamo questa risposta di promozione dei poveri!